“il manicomio non è una struttura,il manicomio è un criterio” (Giorgio Antonucci)
Il Simposio è auto-organizzato da Comunimappe – Libera Comune Università Pluriversità Bolognina in cooperazione culturale e sociale con Centro di Relazione Umane(Bo), il Circolo anarchico ‘Camillo Berneri’ (Bo) ed il Centro Sociale della Pace
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ANTICIPO UNA TESTIMONIANZA SOFFERTA IN FORMA POETICA
Stitico … il dottore, io dentro
(TSO anno 2015)
Voci strane/pensieri strampalati/nudità scalze/borbottii./
Ventate di isolamento/in un ospedale psichiatrico./
Portano via/portano dentro/brandelli/
di vita scoperchiati/da mille e mille passi/
lenti, compresi, incompresi, sedati/io bipolare/ sconnessa sulle alpi./
Mute le siepi, contornano/mentre il sole e la terra/
si tengono a distanza/per non bruciarsi/
non bruciare gli ultimi/rintocchi, sedati, dal tempo/viaggiano proni/al cospetto dell’insipienza/
voluta, temuta, addolorata./
E la scrittrice alla ricerca dell’editore/vivo, non virtuale/mangia solo grissini/l’editore l’ha mandata in psichiatria./
La porta si apre,/si chiude,/sbarrata, nessuno può entrare/ne uscire./
La porta è blu, colore della calma,/sbammm,/ sbarra lucida, graffiata, di ferro/non si passa./
Chiusi dentro,/un carrello dei pasti/entra ed esce/
la sera urla, silenzio,/sono muta, chiusa fra me, non piango,/ma due, solo due lacrime sono scese./
Non mi sento, chiamo ore e ore al telefono,/non sono qua./
Voglio un cuore vicino al mio./Sono chiusa in favole,/ecco la fata, i fagetti, gnomi, le lucciole al cellulare/principi in cristalli di carta./
Solitaria osservo,/la mia penna vicina/
il taccuino troppo piccolo ma c’è, lo vedo, lo sento, lo voglio, mi vuole./
E’ quasi al termine/questo lasso di tempo/
dentro tutti i giorni urla sterili/fuori bianche lenzuola/ancora cibi insapori./
Questo tempo senza tempo/eppure ingordo di finire./
Gli amici li penserò vicinissimi,/Grazia, Matteo, Cinzia./E’ quasi al termine questo lasso di tempo
da matta./Ormai sdentata mi ridicolizzo/
oramai rugosa e tonda/e senza via, senza vento/
eppur lo penso il via col vento./
Favella il riccio bello e mi amo./
Qualcuno andrà ai Colli,/qualcun’altra a Villa Baruzziana, lì son peggio,/isolamento campagnolo lunare/in barella, io spero con le mie gambe di tornare a casa./
Rotolano pastiglie con le implorazioni/piccole, grandi scatole/piccoli bicchierini/qualcuno cade dal letto, femore rotto,/qualcuno ciabattando va, due minuti in tv,/la signora cerca la sua stanza, non la trova, non la trova … /
Un infermiere urla al paziente pazzo,/
il paziente pazzo urla all’infermiere/poi tutto tace/
la macchina del caffè scalpita, solo deca, solo deca,/ spiccioli, vuole spiccioli,/avete spiccioli ?/Venti, dieci, sessanta centesimi, scalpita la vigliacca … /
Fumo, fumiamo tutti, anche qualche infermiere/
a giorni le cicche tutte per terra/lo straniero pulisce./
Anni fa non pulivano neanche i bagni/e c’è stato un morto,/ mi racconta Matteo./
La porta sbatte :/sbammm/
ora di visite, un po d’umanità/il ragazza vede la mamma ed a tavolino con lei si calma./
Dov’è la mia mamma, oh amica mia almeno tu ci sei !/I parenti sono neri, gli amici no./
Quanti errori con tanti, tante anime !/
Arriva anche una tossicodipendente/
il paradosso è avere anche una paziente medico/e ciccio bello rock ? Provate a immaginarlo./
Una signora guarda in basso, la lingua a penzoloni/sporca assente una larva./
Dopo qualche giorno ha la forza di guardarti negli occhi./ Azzurri !/Ha l’aria ancora buona, sì/
si percepisce il mare/perché, fondamentalmente qui eravamo tutti buoni./
Poi Carolina, Anna Rosa, Angela solo storie nere di uomini neri, più neri./Medici scaltri, sfuggono./
Il peso della diversità./Gli errori della natura./
Mi ripete il medico,/- Sono stitico ma se le ho detto che mercoledì andrà a casa sicuramente sarà così,/ le ripeto sono stitico ma … /
A me pare il ghigno di un luminare… /
B ò ! Mercoledì sono uscita.
Marcella Colaci